Il 1 Maggio, giornata meravigliosa, ha risvegliato forte il nostro cuore, d’impeto siamo andati a trovare Agostino Bartoli vicino alla rampa Leonardo da Vinci e la Villa Peripato. Un locale che dal 1952 coccola i tarantini dal palato godereccio. Il nonno qui vendeva panini imbottiti, diventata poi una trattoria, come nella migliore tradizione marinara.
Agostino cresciuto in cucina fra le pentole, si è affinato in giro con qualche master, dei quali parla in modo schivo, in effetti ha tutta l’aria pacata e sicura di chi ogni giorno ne vede tante e da tanto.
Lo slang dialettale fra di noi è d’obbligo, ed incrociare il ricordo della famiglia Pignatelli con quella Bartoli, diverte ed emoziona con il rituale “ave..rament? c’è ditt?” (davverooo? cosa dici?).
Vabbè andiamo a lavorare, ehm degustare. Fresco e originale il crostone d’ingresso con il battuto di gamberi dello Ionio, pesche e cetrioli, verace il polpo con cipolla e olive taggiasche, sapori decisi e stimolanti.
Decidiamo di abbinare una Falanghina del 2010 di Antonio Caggiano, coloratissima e ancora fresca, bellissimo abbinamento. Arriva il primo piatto con strascinate di grano arso, cozze, zucchine e pecorino sardo, molto saporito e ben equilibrato, da mangiare con il cucchiaio.
Tommaso responsabile di sala, dalla divisa impeccabile e dallo stile pulito, mostra una qualità del servizio di elegante sobrietà.
Passiamo al secondo, una zuppetta delicata di pescatrice fresca, una delizia. Leggeri e soddisfatti concludiamo con uno “sporcamuss” ed un gelato al pistacchio di sua produzione che azzera tutti i buoni propositi gourmet.
Agostino, mostra un’attaccamento alla famiglia notevole ed una vena comica alla tarantina da scugnizzo garbato e sveglio, ed in cucina propone piatti noti ben eseguiti senza troppi fronzoli, ma di assoluta rilevanza nel centro città.
Delfini imbottiti 🙂