A Lecce siamo di casa. Andiamo a trovare lungo le mura in via Lo Re due fratelli Michele e Caterina nella trattoria di famiglia. L’impatto è particolare, all’ingresso ci sono sofà accoglienti per una chiacchierata, costituiti da pedane di legno con soffici cuscini. La sala conviviale è arricchita da mostre di pittori e artisti locali a rotazione.
La Delfina già pensa ad esporre i propri quadri ed intanto ci accolgono moderni, l’orecchino di Michele e gli infiniti colori di Caterina. Mi ritrovo alla grande come nei miei viaggi di lettura multietnica a prevalenza orientale.
La cucina è di una salentinità che non ti aspetti, sapori complessi, decisi e da mangioni.
Michele che ha sangue siciliano nelle vene, ci racconta che la sua cucina parte dalla padella con aglio e olio, inserendo poi tutti gli ingredienti alla ricerca di sapori complessi che a casa non ti sogni di generare.
In effetti le cotture sono evidenti ed il numero d’ingredienti non lascia spazio ad allergici affamati, che fanno bene a chiedere preventivamente un’asettica pasta al pomodoro, che ottiene l’esito di intristire il cuoco di casa.
Un pensiero grato va alla dolcezza delle due cameriere in sala, un conforto cordiale.
Il sorriso, lo sguardo gentile ed ospitale, sono presenti come le sensibilità nel cogliere afflati onirici. Il contrasto della trattoria, dove si mangia di gusto insieme a quell’alone etereo trascendente, ci agevola una digestione gradevolissima abbinata ad un Primitivo del Salento di gran carattere come “Memo” della Cantina Sanchirico, nuovo e buono per noi che lo degustiamo per la prima volta.
L’antipasto ci stende ed i primi piatti ci rifocillano, una tappa per nutrirsi in armonia cosmica.
Delfini eterei 🙂